#Tisaluto, per fermare gli insulti sessisti

[Copiaincollato da La 27sima Ora] Quante volte abbiamo provato imbarazzo di fronte a un commento fuori luogo di un collega in ufficio o abbiamo subito la battuta desolante di un amico che voleva fare lo spiritoso senza riuscirci? Spesso di fronte a queste situazioni abbozziamo un sorrisetto e facciamo buon viso a cattivo gioco per paura di essere bollate come bacchettone. Oggi una campagna lanciata da un gruppo di blogger ci invita a uscire di scena, elegantemente, dicendo semplicemente #Tisaluto. Se lo facessimo tutte/i sarebbe una bella rivoluzione. Con questo post la 27sima ora ha deciso di aderire all’iniziativa che pubblichiamo qui sotto.

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In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.

Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.

In Italia l’insulto sessista è pratica comune perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all’umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.

Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.

A gennaio di quest’anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto.  Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.L’abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.L’abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.
Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.
Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).

Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.

Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.
Andiamocene. E diciamo #tisaluto.

Questo post è pubblicato/ribloggato in contemporanea anche da altre/i blogger: Vita da Streghe, Marina TerragniLoredana LipperiniLorella ZanardoGiovanna CosenzaSabrina AncarolaMammamsterdamZeroviolenzadonneUn altro genere di comunicazione, Ipazia è(v)vivaLa donna obsoleta,Laboratorio DonnaeSud De-Genere,Coppette amore e…Politica FemminileCaso maiZauberei,Cosmic Mummyin generethe new Brix BlogMammaeconomiaDonne in ritardoValentina MaranmalapecoraEssere DonneI Fratelli KaramazovAnarkikkaIl porto delle nuvole,Considerazioni di una donnaDonne ViolaSabrina BarbanteHo fatto il composto!Carla “conta” e creaBlog di Sara101 uomini più..., ElenaSe non ora quandoEMPOROSLa solita Simonetta,No alla violenza sulle donneNon lo faccio piùL’Italia che cambiama la notte no!corpografie sessualiFamily LifeThe Blake HouseA.R.P.A. Raggiungimento ParitàLa fila indianaminiEva,Francesca SanzoWomen.itFrequenze lesbicheFrancesca MarchiniSe 18 vi sembran poche,Tè per tuttiRadio SarajevoGiULiA GiornalisteLe persone e la dignità.

E nella versione maschile da Lorenzo GasparriniMente MiscellaneaO capitano! Mio capitano!

Se ti va, copincollalo anche tu!

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