Da circa 5 mesi, a seguito di una dolorosa vicenda privata, mi trovo ad avere a che fare con AMA S.p.A. di Roma che, dice il sito internet, è «l’azienda di igiene urbana che opera sul territorio comunale di Roma. Costituita in società per azioni nel settembre 2000, ha un unico socio, il Comune di Roma». Chiaro no? Una SpA partecipata totalmente dal Comune, che eroga fondamentali servizi pubblici, come la raccolta dei rifuti urbani e, da circa 10 anni, i servizi funebri e cimiteriali. Gli alberi pizzuti, insomma. A leggere quanto viene riportato dal sito di AMA-Cimiteri Capitolini, c’è di che rallegrarsi, visto che «in questi dieci anni è stato avviato un profondo e complesso programma di sensibilizzazione, trasparenza e riorganizzazione per garantire decoro ai cimiteri romani, nonché efficienza ed economicità ai servizi».
Trasparenza? Tanto per provare, fatevi un giro sul sito di AMA o di quello della Divisione Cimiteri Capitolini. Notate nulla? Trovate un qualche nome di un qualche dirigente, di un capo servizio, di un referente di una qualche area? Telefoni? E-mail? Fax? Zero. Al limite, un bell’organigramma “muto“, degli indirizzi di posta elettronica del servizio informazioni (muti anch’essi, almeno dopo due mie richieste, magari mi sono stancato presto) o dei (sacrosanti) servizi di necessità, che tutti speriamo servano il più tardi possibile.

Bene. Ora, sempre tanto per provare, fate un giretto dalle parti del mio Ministero: qua trovate tutti i miei riferimenti (nome, cognome, telefono, fax, e-mail personale e di ufficio) e, nella sezione operazione trasparenza, il mio cv dettagliato e persino quanto guadagno. Non stona un pochino? Una settimana fa ho spedito una e-mail al Sindaco di Roma all’indirizzo di posta elettronica dedicato, esponendo le mie ragioni riguardo la vicenda che mi vede coinvolto e, fra l’altro, ho scritto: «Chi Le scrive, Signor Sindaco, coordina un ufficio che riceve decine e decine di lettere e messaggi di posta elettronica al mese per avere risposte su questioni, spesso drammatiche, riguardanti disabilità o non autosufficienza e, assieme ai miei collaboratori, faccio ogni sforzo per dare loro una risposta, sia pure un mero riscontro, nel più breve tempo possibile, anche ove non si abbia competenza diretta, per dare il segnale che ci siamo, che l’Amministrazione c’è».
Si sarà capito che, dopo 5 mesi, sto avendo più di una qualche difficoltà per risolvere la mia vicenda, anche perchè devo, ogni volta, attraversare piccole e grandi traversie per poter parlare con qualcuno che possa darmi una risposta. E, sebbene più di un funzionario si sia dimostrato più che disponibile, chi può e deve dire una parola definitiva non si sa chi sia. E’ un muro di gomma antico, polveroso e, a fronte di una società che chiede una amministrazione moderna, tanto più irritante. Cambia qualcosa che si tratti di una SpA? A mio modo di vedere, no. Premesso che anche ove AMA fosse una comune società privata che produce bulloni, non sarebbe immune dalla richiesta di trasparenza che i consumatori giustamente esigono, qui si parla di servizi pubblici fondamentali e di prossimità. Per i cittadini, quelli che pagano le tasse proprio per quei servizi. D’altronde, i soldi che il Signor Franco Panzironi, amministratore delegato di AMA percepisce, compresi i 55.062, 99 (cinquantacinquemilasessantadue e novantanove) euro per indennità di risultato (così riporta oggi il Corriere a pagina 23), da dove vengono?
PS: Aggiornamento del 28 settembre, Panzironi si dimette per la vicenda stipendi d’oro…
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