E’ proprio vero: il mondo della responsabilità sociale si muove, sempre e comunque, presenza dell’attore pubblico o meno. Le imprese, in prima fila naturalmente le multinazionali, fanno a gara per dar conto di una modalità di fare affari che sia responsabile, etica e sostenibile. Sono passate – e passano ancora, qua e là – un paio di campagne di Ferragamo e del tonno Rio Mare che mirano dritte al punto: se Ferragamo World “supports socially responsible initiatives” (chissà perché ce lo dice in inglese), Rio Mare ci rassicura informandoci che “si impegna per una qualità responsabile nei confronti dell’ambiente e delle persone”. Bravò!
Andiamo a ficcanasare. Ferragamo, sempre in inglese, ci fa sapere che, nel presentare la linea 2011 dei propri, che rappresentano uno stile di vita socialmente responsabile e sostenibile (il perché rimane avvolto nel mistero), una parte dei proventi sarà devoluta ad Acumen Fund, un fondo membro dell’ Aspen Network of Development Entrepreneurs (ANDE), un “global network of organizations that invest money and expertise to propel entrepreneurship in emerging markets“. Ricconi illuminati e paternalisti, insomma. Traduco: facciamo un po’ di marketing sociale e poi si vedrà. Più articolato il messaggio di Rio Mare, che dedica una sezione del sito internet al tema della qualità responsabile e pubblica un rapporto 2011 “Qualità Responsabile” in sette capitoli, ognuno dei quali è dedicato alle diverse aree, o settori, nei quali l’azienda esprime il proprio impegno: pesca del tonno e tutela dell’ecosistema; rispetto dell’ambiente; rispetto delle persone; scelta e selezione delle materie prime; analisi e controlli; tracciabilità dei prodotti; nutrizione e benessere. Sembra un buon lavoro.
Bravi gli uni e scarsi gli altri? Non lo so, ma sono due esempi fra i tanti che testimoniano come chi fa business consideri determinante la propria immagine e/o la propria reputazione in un mercato che è sempre più complesso, stratificato e spesso indagato dai consumatori. A volte fumo, a volte anche un bell’arrosto, ma quello che ancora manca, credo, è il ruolo di garante della tutela dei consumatori (e delle aziende solidamente responsabili) da parte del pubblico, che insista, soprattutto, sulla qualità, veridicità ed intelligibilità delle informazioni offerte. Se c’è, batta un colpo.