Persino nella nostra Gallura

Nell’estate della crisi, serpeggia su alcuni giornali (in particolare sull’Unione Sarda, di cui in agosto sono un religioso lettore) la tesi secondo cui il calo del turismo in Sardegna sia legato anche alla psicosi dei controlli fiscali anti evasione e ai blitz delle forze dell’ordine sull’isola. I “siuri”, insomma, si sentono ingiustamente additati al pubblico ludibrio e, per non essere infastiditi, levano le tende: esemplari le reazioni indignate all’intervento di un elicottero per far sloggiare panfili e yacht dalle cale interdette alla navigazione a Porto Rotondo. “In vacanza non si può vivere di stress“, lamenta un ignoto diportista. Ora, seppur col cuore stretto di fronte a tanta sofferenza d’altobordo, fin qui nulla di sostanzialmente nuovo. Epperò è un nonnulla in confronto alle dichiarazioni di Flavio Briatore, il vip per eccellenza, che, nel lodare GdF e Agenzia delle Entrate, i “servitori del Paese che svolgono la funzione alla quale il Governo li chiama”, lancia il suo anatema sul più generale deficit di politica nell’isola: “Ma le sembra possibile che non ci siano i più elementari servizi, persino nella nostra Gallura, dove si sostiene di voler fare turismo d’elite?”.

A me il Briatore sta anche simpatico, credo sia un imprenditore accorto, tutt’altro che stupido. Ma sono dell’opinione che egli rappresenti – non me ne voglia – proprio quello di cui la Sardegna, come l’industria del turismo italiano in generale, non ha bisogno. Non ha bisogno (rectius, non dovrebbe aver bisogno) del Cumenda che arriva sul panfilotto senza conoscere nulla della cultura della terra di cui è ospite. Di chi in pochi anni ha fatto scempio di pezzi di una terra fra le più belle del mondo e la ha resa una Disneyland d’accatto per mezzeseghe dei reality: avete mai fatto una passeggiata nella spettrale Porto Rotondo di plastica a novembre? Non ha bisogno, insomma, di chi la vive 15 giorni l’anno, sfruttandola e non dandole nulla in cambio, se non l’elemosina del momento senza duraturo sviluppo. La Sardegna è una delle perle del Mediterraneo, piena di cultura e tradizioni, che chi si preoccupa del cosiddetto effetto psicosi indotto dal Governo non può neppure immaginare o si preoccupa di conoscere. Su una cosa, tuttavia, il Nostro ha ragione: la mancanza di lungimiranza di certa politica sarda che, a mio modo di vedere, per troppo tempo si è asservita alle necessità vacanziere “d’élite” e che dovrebbe invece sostenere e moltiplicare le tante piccole iniziative che nell’isola esistono e che vogliono valorizzare il patrimonio storico-culturale sardo. Perché, cari i miei Briatore di turno, la Gallura non è vostra.

One Reply to “Persino nella nostra Gallura”

  1. sono stata in Sardegna quest’anno in vacanza. Un paradiso di natura come pochi. E’ stato triste però vedere delel picocle città finte sul mare che niente hanno della tradiozne di questa regione. Abbiamo parlato spesso con un’operatrice turistica della Regione e ci ha detto che anche quest’anno il turismo era visibilmente calato, d’altra parte bastava guardarsi intorno sulle spiagge…per carità per me benisismo così, ma ovviamnete di tutt’altro avviso gli operatori del settore. D’altra parte concordo che si sono stati disservizi e poca capacità dei commercianti del luogo nel venire incontro all’esigenze de turista e -in ultimo- abbiamo fatto sempre la spesa al discount perché supermercati e ristoranti erano spesso ingiustificatamente cari.

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