Voterò sì ai 4 quesiti, seppur non ideologicamente, ovvero non seguendo o meno le indicazioni dei partiti. E comunque voterò, come vorrei facessero gli Italiani, così da contribuire al raggiunimento del quorum e rendere valida la consultazione, qualunque possa essere l’esito. Sono referendum molto particolari, con una doppia anima: quella legata a tematiche connesse al modello di sviluppo e ai beni comuni inalienabili, da una parte; quella fatalmente intrecciata alle politiche del (Capo del) Governo, che permeano senza dubbio l’essenza stessa delle questioni sottoposte ai cittadini, dall’altra. Partiti ondivaghi? Sì. Poca informazione? Di fatto inesistente. Il voto sul nucleare è certamente quello che, più degli altri, dopo la catastrofe giapponese, mobilita l’opinione pubblica, ma strumento e quesiti meritano, tutti, la massima attenzione democratica.
E mentre qualcuno, molto poco istituzionalmente, dopo che 350 milioni sono stati gettati a mare per non voler accorpare i referendum alle recenti elezioni amministrative (ne avevo parlato qui), dice che è tutto inutile, rimando ad una cassetta degli attrezzi minima per l’11 e il 12 giugno:
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la pagina istituzionale del Ministero dell’Interno con i dati nudi e crudi sui quesiti;
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la pagina per accedere alle pronunce della Corte Costituzionale sulla ammissibilità dei quesiti (basta digitare 2011 e referendum per il tipo di giudizio sottoposto);
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le ragioni del sì alla abrogazione delle norme in materia di legittimo impedimento. Non ho trovato nessuno che sia esplicitamente per il no: si accettano contributi…
Ne riparliamo il 13.