Le stelle sono tante, recitava una vecchia pubblicità: qua sono solo 4 o 5. Accade che Farmindustria, l’associazione delle imprese del settore dei farmaci, aderente a Confindustria, rediga nel 2009 un codice deontologico nel quale, fra le altre cose, si stabilisce (art. 3, comma 3) che congressi e convegni cui partecipano i medici non possano svolgersi in strutture alberghiere di livello superiore alle 4 stelle. Stessa cosa fa Assobiomedica, sempre aderente a Confindustria, che riunisce le imprese che operano nel settore delle tecnologie biomediche, nel suo codice etico del maggio 2010. Il ragionamento dietro queste posizioni è evidente: dare un messaggio di sobrietà ed evitare che occasioni di lavoro, su aspetti delicatissimi quali quelli dei farmaci e delle cure, assumano caratteristica di viagggi premio. Poca cosa? Forse, ma è qualcosa.
Accade poi, riportano le agenzie e la stampa, che l’AGCM nell’adunanza del 24 maggio abbia stabilito, sulla base di una segnalazione del Dipartimento del Turismo, che le disposizioni esaminate escludendo “tout court, a prescindere dal prezzo effettivamente offerto”, le strutture a cinque stelle, sono “restrittive della concorrenza, in quanto idonee a conferire un ingiustificato vantaggio competitivo alle strutture alberghiere di categoria differente”. Le norme dei codici delle associazioni, “in quanto slegate da qualunque valutazione relativa alla tipologia tariffaria offerta o alle agevolazioni proposte dalla struttura alberghiera interessata”, dovrebbero essere rimpiazzate da “tetti massimi di spesa” per i partecipanti alle attività congressuali. Felici le imprese del settore alberghiero e dei tour operator, anch’esse aderenti a Confindustria.
Cioè: norme senza alcun valore giuridico, condivise fra gli aderenti ad una associazione, volontarie e di natura etica, sono segnalate e sanzionate da autorità pubbliche perché lesive dell’ordinamento giuridico. La contraddizione mi sembra evidente: l’attore pubblico da una parte si fa promotore dell’etica nell’economia e della responsabilità sociale delle imprese nei diversi settori economici, le imprese fanno lodevolmente la loro parte e la mano pubblica interviene nel sanzionare le imprese stesse. Entravano in gioco tanti elementi quale, evidentemente, il contrasto a potenziali conflitti di interessi nei rapporti fra imprese e medici, ma la cosa più importante, a mio avviso, è il messaggio di trasparenza che si intendeva dare, soprattutto nel campo medico, legato, non dimentichiamolo, al più ampio tema del turismo etico e sostenibile. Le crociate non servono, soprattutto se fini a sé stesse, ma il messaggio finale che viene dato è pessimo.