Odi et amo

L’Italia è davvero un Paese unico e particolare: santi, navigatori e poeti convivono con furbastri d’ogni risma, paraculati, raccomandati, facce di palta e soci delle cricche di ogni ordine e grado. Ostia (RM): uno dei tanti stabilimenti balnenari che (dico io e suggerisce Report) derubano i cittadini del litorale romano, imponendo balzelli di sapore medievale a chi vuole godere di un bene pubblico: la spiaggia. Entro attraverso un percorso obbligato (non sia mai che qualche losco figuro voglia godere di qualche granello senza pagare…) e mi sistemo sul lettino sotto un ombrellone. La canicola incombe e cerco refrigerio nel bar dello stabilimento, strapieno di bevande e snack (non so neppure come definirli in lingua italiana) industriali di marche boicottate e boicottabili. Il caldo mi prostra e acquisto un gelato confezionato (orrore!) al costo di euro (rectius, euri) 1.80. Attendo, testardo, il fantasmatico scontrino che, altrettanto testardo, non vuole uscire dal ventre molle della cassa. Chiedo alla megera dietro il bancone, glaciale, di favorirmelo. La stessa, malvolentieri, lo batte e me lo getta sul bancone. Perfido, ringrazio, lo prendo, e lo getto nel secchio della spazzatura là davanti.

Altro giro, sempre Ostia. Ristorante di livello celestiale, gestito con amore e con una straziante passione da un giovane chef ed un giovane sommelier. Salette eleganti, ambiente accogliente, regna la qualità: si viene accompagnati lungo un commovente percorso enogastronomico mano nella mano, attraverso piatti, sapori e calici che solleticano il palato (smarrito e disabituato ad apprezzare la qualità) in un viaggio di gusti che sedimentano ed esaltano il piacere. Pietanze semplici eppure ricchissime di gusto, inventiva, ricerca di sorprendere. Ingredienti di qualità, lontani anni luce dalle mozzarelle blu e dallo scatolame insapore che regna sugli scaffali degli ipermercati. A braccetto, vino italiano che gioca divertito col cibo. E, alla fine del cammino, un inusuale pezzo di carta stampato: una ricevuta! Insomma, la fantastica normalità (smaccata pubblicità: provate Il Tino e saprete di cosa parlo). 

3 Replies to “Odi et amo”

  1. Ci sono tornato… menù degustazione… tre ore per otto assaggini da contemplare con la lente di ingrandimento… cameriere che commenta ogni pietanza con un tono sommesso da sagrestano così che non si capisce niente… locale surriscaldato… positiva innovazione il lume di candela, altrimenti si potrebbe credere di essere cavie in un laboratorio di culinaria. Tutto molto buono, per carità, ma così cerebrale e noioso….

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